Speciale Siria
“Il punto sulla geopolitica” trasmesso su TeleGenova.
Sara:
Da ormai molte settimane si parla della situazione in Siria e ne leggiamo sui giornali e, naturalmente, noi proviamo ad esplorare questa situazione geopolitica piuttosto delicata. Lo facciamo con lo sguardo mai banale da esperta e sempre attento di Arianne Ghersi, Analista Geopolitica. Dunque, partiamo dicendo, da un dato, si è osservata l’apertura di Al Jolani rispetto all'”Islam” per come noi lo intendiamo. Si è insediato, in qualche modo ha palesato delle aperture rispetto diciamo alla cosiddetta democrazia o, comunque, alla partecipazione, per esempio, delle donne. Proprio questa mattina trapela la notizia secondo cui inizierebbero ad posti dei limiti. La domanda è: come dobbiamo, in maniera oggettiva, interpretare questo nuovo corso?
Arianne:
Già nel 2020 noi assistemmo alla pagliacciata compiuta dai Talebani che portarono a Doha, per firmare gli accordi di pace con gli americani, un gruppo di donne per rassicurarci. Ci “convinsero” che il loro modo di interpretare la legge religiosa sarebbe stato più disteso, che sarebbero state garantite le libertà e le diversità; abbiamo visto poi l’andamento con la presa di Kabul. Sono trascorsi anni dal ritiro delle truppe statunitensi ed abbiamo visto come tutto ciò che era stato promesso è stato poi cancellato e dimenticato in poco tempo. è inconcepibile pensare che un gruppo di persone fondamentaliste, legate all’isis, possano in realtà mostrare atteggiamenti particolarmente equilibrati o distesi.
Sara:
Non si transita, insomma, nell’islam moderato. In questo senso le donne vengono soltanto “portate” un po’ come una un una promessa poi sempre disattesa in qualche modo.
Arianne:
Nelle illuminazioni sulla via di Damasco ci credo poco; è poco logico riporre fiducia in un gruppo che è stato prima affiliato ad Al-Qaeda, di cui una piccola fetta si è poi unita all’isis, ma il gruppo di Al Jolani è rimasto fedele ad Al-Qaeda e poi, improvvisamente, cambia nome nella speranza che vengano dimenticate diciamo le nefandezze. Ricordiamoci cosa hanno fatto in Siria mentre cercavano di conquistare il potere. Mi sembra vagamente ipocrita.
Sara:
Anche tutto questo entusiasmo quasi occidentale un po’ fa pensare. Così come fa pensare questo essere “sconvolti” rispetto, per esempio, alla scoperta delle carceri di Assad come se fossero una novità. Ne apprendiamo adesso l’esistenza?
Arianne:
Questa è la solita ipocrisia dietro cui ci nascondiamo. Già nel 2015 uscì un libro molto interessante di un siriano che era riuscito a scappare dal suo paese e che era riuscito a portare con sé delle foto di cadaveri che erano stati raccolti dalle prigioni di Assad. Nel 2015 ci fu anche una mostra molto interessante al Maxxi di Roma dove si potevano vedere le riproduzioni di queste foto. Quindi questo è il primo dato: nel 2015 noi avevamo questo materiale e ci siamo girati dall’altra parte. Far passare il gruppo di jihadisti come dei “Boy Scout” dovrebbe rattristarci. Un libro scritto sulla vicenda di Nadia Morad (“L’ultima ragazza”) descrive le vicende di questa ragazza yazida che era stata, come tante altre, non è solo dagli uomini del Califfato e in concomitanza di un benzinaio veniva messa “a disposizione” di chi viaggiava per risolvere necessità che non fossero la ricarica del della nafta. Il fatto che, da entrambe le parti, ci sia qualcuno che esulta o che, in qualche modo,rimpiange la mancanza di qualcuno è bislacco. Indubbiamente sappiamo che la geopolitica non è una materia per persone deboli di cuore e bisogna fare un computo di quello che può far comodo ai singoli stati: un conto sono i diritti umani, gli osservatori, le dichiarazioni, un altro conto è vedere se Assad potesse essere più comodo o meno comodo degli attuali personaggi al potere.
Sara:
Come dobbiamo invece interpretare Assad rifugiato da Putin? Sullo scacchiere internazionale generale come dobbiamo comprenderlo?
Arianne:
Gli alawiti al potere in Siria avevano la possibilità di avere due alleati: o l’iran o la Russia. Indubbiamente si può dire che il più vicino all’Iran fosse Maher Al-Assad, il fratello del presidente. Bashar era più vicino alla Russia ed abbiamo già visto come, all’epoca dello Stato islamico, fu proprio la Russia ad intervenire per salvare il governo. Non mi stupisce che sia rifugiato in Russia e che, questa volta, Bashar abbia deciso di non portare avanti una guerra che, comunque, l’avrebbe visto sconfitto.
Sara:
Dov’è che dobbiamo “posizionarci” per avere un approccio, anche proprio dal punto di vista intellettuale, il più libero possibile? Sicuramente possiamo desumere da questo nostro dialogo che patteggiare o “fare il tifo” sia abbastanza bislacco.
Arianne:
Noi possiamo decidere di valutare i nostri partner dal punto di vista economico, senza nessun tipo di appellativo morale o altro ed a quel punto possiamo immaginare che la caduta di Assad sia, in parte, scomoda. Ricordiamoci che la Siria ha subito delle sanzioni per tantissimi anni e che, rispetto a quello che avveniva anni fa, con la Bulgaria, che era il primo esportatore di Captagon, ma quando entrò nell’Unione Europea dovete abbandonare questo importante traffico, la Siria è diventato il primo paese, soprattutto per il Medio Oriente, per la produzione e lo smercio della sostanza. Questo, peraltro, tocca anche l’Italia perché nel 2020 fu intercettata una nave nel porto di Salerno che trasportava lo stupefacente. Questo traffico, indubbiamente, ha reso la Siria di Assad resistente economicamente, nonostante il massacro economico delle finanze statali.
Sara:
Come vede l’immediato futuro di quel paese? Come lo prefigura?
Arianne:
Mi auguro per i siriani di avere torto ma prevedo che assisteremo ad un “nuovo Afghanistan”. Probabilmente Al Jolani sarà più furbo, più abile, più diplomatico, però rischiamo di vedere la nascita di un nuovo governo simil talebano, oppure la Siria diverrà il campo di battaglia di altri stati. Gli interessi che giocano in Siria sono fortissimi e preponderanti nelle agende internazionali.