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I nuovi Stati guscio

La recente storia delle guerre per procura. Il primo tentativo di costituzione di uno Stato guscio è stato intrapreso decenni orsono attraverso il concetto di privatizzazione del terrorismo da parte dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina. Arafat è stato capace di riunire una confederazione di gruppi armati, sostenuti da numerosi sponsor internazionali, al fine di dar vita ad un’unica organizzazione capace di autofinanziarsi. Così facendo il leader palestinese è riuscito ad ottenere la gestione di un territorio senza però essere vincolato dagli attori internazionali coinvolti perché il sistema “matrioska” di finanziamento li delegittimava dal porre condizioni. Si è venuto così a creare il primo esempio di Stato guscio: una sorta di entità statale che possiede le tipiche infrastrutture nazionali ma che manca del suo corpo centrale: il diritto all’autodeterminazione. Nella Guerra Fredda Furono numerosi gli Stati guscio che si crearono nel periodo della Guerra Fredda: gli sponsor finanziavano attori non statalmente riconosciuti (le bande di guerriglieri armati erano in cima alla classifica di gradimento in tale coinvolgimento) affinché destabilizzassero il Paese oggetto dell’interesse che, successivamente, si sarebbe ritrovato pronto ad accettare le condizioni poste. Questo fenomeno, diffusosi negli anni ’70 e ’80 è giusto definirlo “guerra per procura in chiave…

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Nuovi venti di crisi in Etiopia

Sembra non trovare conclusione il conflitto scoppiato nel novembre del 2020 in Tigray, regione al confine con l’Eritrea. Le ultime notizie diffuse riguardo all’Etiopia risalgono al novembre 2021, momento in cui i ribelli del Tigray arrivarono alle porte della capitale Adis Abeba, ma questo era sicuramente solo l’ultimo tassello ricollegabile ad un più ampio quadro di tensioni interetniche (si stima infatti che nel Paese siano presenti circa ottanta gruppi etnici differenti). Abiy Ahmed Ali, salendo al potere, ha subito sciolto la coalizione di governo che si era formata fra i principali gruppi etnici; l’Ethiopian People’s Revolutionary Democratic Front è un blocco politico all’interno del quale il maggior peso è da attribuire al partito tigrino (Tigray People’s Liberation Front, Tplf). La scelta del premier di voler dar vita ad un governo che superasse le logiche etniche, così fortemente caratterizzanti la società stessa, ha ovviamente scontentato i sostenitori del Tplf che possono essere numericamente categorizzati come il 6 percento della popolazione etiope, all’incirca 7 milioni di persone. Il primo segnale che ha sancito la rottura è stata la scelta, a settembre 2020, da parte dei ribelli di ricorrere ad elezioni per nominare il Consiglio di Stato Tigrino; la tensione è poi esplosa…

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