Lo zampino di Erdoğan in Libia, Siria ed Africa Orientale
Erdoğan il “mediatore”
Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan continua a consolidare la propria posizione di mediatore nello scenario geopolitico internazionale, sfruttando il peso strategico che tale ruolo comporta. Dopo aver più volte cercato di favorire negoziati nel conflitto in Ucraina ed aver avuto un ruolo nei delicati equilibri della Libia post-Gheddafi, Ankara sembra ora intenzionata ad ampliare la propria sfera d’influenza nel continente africano. Un’attenzione particolare è rivolta alla crisi tra Ruanda e Repubblica Democratica del Congo, un conflitto segnato da scontri nell’area orientale del Paese e da una grave emergenza umanitaria, con migliaia di persone costrette alla fuga. In questo contesto di instabilità regionale, Erdogan aspira a posizionarsi come figura chiave per il dialogo e la mediazione.
Focus Siria
Nel corso di un incontro con il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, la Vicepresidente della Commissione europea Kallas ha tracciato le linee guida per affrontare la crisi siriana, evidenziando come la caduta del governo di Assad abbia rappresentato un momento di grande speranza, ma anche di profonde difficoltà. A livello politico, questa prospettiva apre alla possibilità di un allentamento delle sanzioni europee nei confronti della Siria, oltre al riconoscimento del ruolo cruciale svolto dalla Turchia nella gestione della crisi. Kallas ha elogiato Ankara per il supporto fornito ai rifugiati siriani, evidenziando che un loro ritorno in patria sarà possibile solo quando la Siria garantirà stabilità ed opportunità economiche adeguate.

Questa premessa ha introdotto il tema centrale della discussione: il futuro politico di Damasco. L’Unione Europea, attraverso il suo alto rappresentante per la politica estera, ha riconosciuto le preoccupazioni turche in materia di sicurezza e ha ribadito la necessità di contrastare la minaccia dell’Isis. Tale posizione, di fatto, lascia ad Ankara un ampio margine di manovra nel nord della Siria ed oltre i confini dell’area.
Focus Libia
L’alleanza tra Turchia e Libia si conferma solida ed in continua evoluzione, soprattutto dopo l’accordo siglato nell’ottobre 2022 per l’esplorazione congiunta delle risorse energetiche. L’intesa, che prevede l’individuazione e la valutazione degli idrocarburi sia nella zona economica esclusiva libica sia nel territorio turco, ha rafforzato la cooperazione bilaterale, delineando un asse strategico sempre più centrale nel panorama energetico del Mediterraneo. Tripoli considera Ankara un partner fondamentale nel settore dell’energia, puntando ad intensificare la collaborazione, in particolare grazie al ruolo chiave della Turchia nel transito del gas naturale verso l’Europa. In questo scenario, il ministro libico del Petrolio e del Gas, Khalifa Abdulsadek, ha recentemente sottolineato la volontà del governo libico di rafforzare i rapporti con la Turchia in tutti i segmenti della filiera energetica. Nonostante le frequenti interruzioni nella produzione di petrolio, la Libia continua a rappresentare un attore di rilievo, anche per le sue potenziali risorse offshore.

Focus Africa Orientale
Il presidente Erdoğan ha confermato l’interesse di Ankara per il continente africano accogliendo in visita ufficiale il suo omologo ruandese, Paul Kagame. Nel corso dell’incontro, il leader turco ha definito l’evento come un passo significativo nel rafforzamento della cooperazione tra i due Paesi. Ha inoltre elogiato il Ruanda per la sua stabilità politica e per il modello di sviluppo economico adottato, attribuendo gran parte di questi risultati alla leadership di Kagame, da lui descritta come “visionaria”.

L’iniziativa si inserisce nel più ampio progetto diplomatico ed economico che la Turchia sta portando avanti, con particolare attenzione al ruolo di mediazione nel conflitto tra Etiopia e Somalia. Secondo quanto stabilito dalla Dichiarazione di Ankara, i colloqui tra le due nazioni prenderanno il via entro il mese di febbraio, con un termine previsto entro quattro mesi, sotto la supervisione della diplomazia turca.
La strategia turca
A differenza di altre potenze globali, la Turchia evita l’uso della forza e si astiene dal sostenere una parte a discapito dell’altra. Il suo modello diplomatico si fonda sul coinvolgimento di tutti gli attori in gioco, garantendo che nessuna iniziativa venga intrapresa senza un confronto diretto tra le parti interessate. Questo approccio permette ad Ankara di instaurare relazioni equilibrate con tutti gli interlocutori, evitando così di generare opposizioni od inimicizie durature. Tale strategia si è già rivelata efficace in vari scenari di crisi africani, come il contrasto ai miliziani islamisti di Al Shabaab nel Corno d’Africa ed il sostegno al Governo di Unità Nazionale di Tripoli nel conflitto libico.
Attualmente, la Turchia è pronta ad intensificare la propria attività diplomatica nel continente. Oltre all’impegno nella mediazione tra Ruanda e Repubblica Democratica del Congo, Ankara ha avanzato proposte per facilitare il dialogo anche in Sudan e nella Repubblica Centrafricana, due Paesi caratterizzati da elevata instabilità. Con questa strategia, il governo turco punta a consolidare la propria influenza, assumendo un ruolo sempre più centrale nei processi di pacificazione della regione.