La questione Romano-Sasanide: non solo guerra, ma anche commercio e cultura
Spesso e volentieri, ci immaginiamo i rapporti tra la Persia Sasanide (e ancor prima, l’impero arsacide, conosciuto ai più come impero partico) e l’Impero Romano in tutte le sue “interazioni” inerenti solo la guerra, anche perché fino alla battaglia di Ninive del 627 d.C., ci furono quasi sette secoli di conflitto perenne tra queste due potenze della regione.
Ma non fu unicamente così, visto che prima di tutto, i rapporti tra gli imperi non erano solo militari, bensì intrattennero moltissimi rapporti commerciali, culturali e sociali, andandosi a modificare tra di loro.
Ma questo non rappresenta un fenomeno inedito nel mondo, un grande esempio fu quello che successe durante la guerra dei Cavalli Celesti tra i greci della Bactria, il cosiddetto Regno di Dayuan e la dinastia cinese Han tra il 104 e il 102 a.C.
Guerra nata a causa di un problema diplomatico tra gli uomini che un tempo erano stati allontanati dai macedoni e i discendenti dei greci che erano stati deportati dai persiani ai loro confini dell’impero che un tempo fu, da questo conflitto, nacque quella che poi sarebbe divenuta una delle più importanti vie commerciali dal mondo, ovvero la Via della Seta, collegamento vitale tra Oriente e Occidente, non legato solamente alla guerra.
In particolar modo, per quanto concerne tale articolo, mi concentrerò sui rapporti tra Persia Sasanide e l’Impero Romano d’Oriente, utilizzando per comodità il termine bizantino, durante il sesto secolo, focalizzandoci sui commerci che vi furono tra le due potenze e di come questa azioni modificarono le due società di cui abbiamo parlato prima.
Jafnidi e i Nasridi, chi erano?
Il sesto secolo rappresentò il periodo di maggior splendore per l’Impero Sasanide, pari solo al terzo secolo dopo cristo con Shapur I[1], sebbene vi sia una differenza fondamentale tra questi due periodi. Se il III sec rappresentò un periodo di potenza militare e culturale per il Secondo Impero Persiano, il VI sec fu un periodo di avanzamento a livello commerciale e sociale, in particolar modo per l’aumento dei rapporti con le popolazioni arabe, le quali avranno un ruolo fondamentale in tutta l’area del Mediterraneo orientale e non solo, ma chi erano queste popolazioni?
Li divideremo in due grandi gruppi:
- Gli Jafnidi, chiamati anche Ghassanidi, presenti nella parte nordoccidentale della penisola araba e nelle coste meridionali del mediterraneo orientale, furono tra i primi a portare gli ideali del monachesimo cenobita[2] nel mondo cristiano. Ebbero numerosi rapporti con i bizantini e furono praticamente sempre dei nemici per i sasanidi, inoltre, durante la conquista islamica dell’Arabia, furono pochissimi i Jafnidi che si convertirono alla religione del Grande Profeta, rimanendo fedeli al cristianesimo, celebre fu l’esempio della tribù Tayyi[3] e dei loro rapporti sia con i persiani che con i bizantini, anche dopo la rottura che ci fu tra i Ghassanidi e i Romei dopo il 584 d.C. e la crisi del miafisismo.
- I Nasridi, chiamati anche Lakhmidi, presenti nella parte orientale di tutta la penisola araba e sulle coste che si affacciano sul Golfo Persico. Essi a partire dal quinto secolo furono legati all’ Impero sasanide, sebbene non vi sia mai stata una numerosa conversione verso lo zoroastrismo come successe con il cristianesimo con gli Jafnidi. Alleati militari e commerciali, le numerose tribù spesso avevano dei dissapori con i Marzban[4] sasanidi, problemi che aumenteranno di molto quando ci sarà l’ascesa dell’Islam.
Perché ho voluto parlare di tutto questo? Per un semplice motivo, perché queste popolazioni furono fondamentali per aumentare il commercio tra i due imperi in continuo conflitto, divenendo attori secondari, ma vitali per l’argomento dell’articolo.
Corone, dinar e commercio, un mondo vivo, nonostante la perenne guerra.
Gastone Breccia, Storico militare, analista e Bizantinista, durante una diretta disse che gli imperi, se possono, non entrano in guerra tra loro volentieri, perché ci sono molti altri modi per poter andare avanti e progredire[5], il rapporto tra Sasanidi e Bizantini fu proprio questo.
I rapporti commerciali non si fermarono mai e se De Jure non vi dovevano essere, De Facto essi continuavano, soprattutto grazie alle popolazioni arabe di cui abbiamo parlato prima, che logicamente prendevano una percentuale, logicamente, queste popolazioni non furono esenti da modifiche per via di questi rapporti commerciali.
Secondo il Mādayān ī hazār dādestān, ovvero il libro dei Mille Giudizi, una vera e propria opera dove sono presenti gran parte delle leggi sasanidi, ci parla di come il commercio debba essere fatto sia via terra, che mare, in particolar modo verso il Mediterraneo, il quale comunque era sotto il controllo dei bizantini, ergo si doveva commerciare anche con loro.
È buffo pensare che tra l’altro, secondo l’iranista di origine armena Anahit Perikhanian, il libro venne scritto nella sua versione definitiva (versione che noi purtroppo, non abbiamo) proprio verso le metà del sesto secolo, rendendo più facili i commerci verso l’occidente, in una maniera molto simile alle riforme che fece (anche se con risultati altalenanti) Giustiniano I sempre nello stesso periodo[6].
Per questo, le due potenze avevano stabilito tra di loro diverse hambāyīh[7], ovvero collaborazioni commerciali e continui controlli e pattugliamenti delle zone più pericolose per le carovane.
I commerci non finivano mai, vi erano rivalità, certo, ma non vi era mai uno stop inerente questo procedimento. Ma quali erano i beni che spesso venivano scambiati tra i due imperi?
- La seta rappresentava il fulcro principale del commercio, la quale fino al quinto secolo fu sotto il chiaro monopolio dei sasanidi a livello terrestre, mentre a livello marittimo (preferito, visto che era più veloce, permetteva di portare più materiale, si deteriorava di meno), i rapporti tra le due potenze erano vivaci e alquanto cooperativi. Il monopolio sasanide cominciò a deteriorarsi quando di comune accordo con Giustiniano I si aprì anche la nuova rotta commerciale passante per la Sogdiana (attuale Uzbekistan) e la Crimea, inoltre nel 552 d.C. ci fu il cosiddetto “Furto dei bachi” da parte di due monaci nestoriani, dando ai Romei, il monopolio dell’industria della seta, tagliando le gambe ai sasanidi. Secondo Federico Arborio Mella, questo stop economico fu una delle motivazioni che portarono al tracollo sasanide del settimo secolo.
- Il vetro, in particolar modo quello egizio, era particolarmente amato dai Sasanidi, soprattutto per quanto riguarda i palazzi e le Dar-e Mehr (casa del fuoco, tempio zoroastriano) e rappresentava una delle principali fonti di guadagno commerciale per i bizantini, i quali utilizzavano soprattutto commercianti Etiopi e Himyariti
- L’incenso sasanide era molto amato dalle chiese bizantine e veniva anche venduto ad un prezzo ragionevole, vista anche la notevole tolleranza che i sasanidi avevano nei confronti dei cristiani, sebbene all’interno dell’Eranshahr, questa religione universalistica non abbia mai preso così tanto piede come il manicheismo, con cui i persiani ebbero un rapporto alquanto altalenante.
- Il vino era un altro elemento molto importante nel commercio e fu una delle risorse che veniva sanzionata di meno, specialmente quando veniva dalla Cina, prodotto particolarmente pregiato e apprezzato da entrambe le forze in campo
- A differenza di quello che si pensa, il commercio degli schiavi era tutto fuorché qualcosa di intensivo e utilizzato, sebbene fosse presente tra le tribù del mondo arabo, sasanidi e persiani in questo periodo non utilizzarono in maniera estensiva questa “risorsa”. I sasanidi non li usarono mai in maniera estensiva, consci anche che la loro religione fu una delle prime a condannare tale pratica, sul fronte bizantino invece, il già citato Giustiniano I promulgò una legge in cui si cominciava ad abolire la schiavitù all’interno del Limes dell’Impero.
Una volta che abbiamo compreso quanto fosse complicato e intricato il mondo commerciale tra bizantini e sasanidi, possiamo vedere che cosa portò il commercio a livello culturale e sociale tra le due potenze, delle relazioni che, secondo Ostrogorsky “non ebbero mai dei veri e propri scambi”, in realtà ebbero delle curiosità che andremo a vedere.
Come potrete immaginare, il commercio si basa sui soldi, sul Dinar, per quanto riguarda il fronte sasanide e sul Solidus bizantino, ed è già dalle monete che vediamo una delle curiosità.
Ogni Dinar aveva rappresentato su un fronte il volto dello Shah regnante, il quale aveva con sé la sua corona, un copricapo che per ogni Shah sasanide era unico e completamente diverso da quello dei predecessori. Spesso queste corone erano così ornate e impreziosite di elementi preziosi che divenivano così pesanti che le corone dovevano essere attaccate a delle catene ai troni, in modo che esse non rilasciassero tutto il loro peso sulla testa dei sovrani. Questa pratica, chiamata delle “corone appese” venne proprio presa dai bizantini nel quinto secolo, prendendola direttamente dalla corte dei discendenti di Ardashir.
Un altro elemento, legato alle corone è un fattore che le due fazioni si sono copiati a vicenda, ovvero il concetto di Korymbos, ovvero un gioiello di forma sferica o circolare che stava sopra alla corona sasanide, un tipo di gioello che si era visto più e più volte nel mondo ellenico ed ellenistico, basti anche semplicemente vedere il nome di tale gioiello[8].
Inoltre, è anche interessato vedere come dopo la conquista sasanide dell’Egitto del 618 d.C., il conio di entrambi gli imperi cominciò a cambiare, andandosi a influenzare a vicenda, le monete persiane, note per la loro leggerezza, divennero molto più simili al solidus bizantino e le monete dei romei cominciarono a divenire più sottili. Questo procedimento rimarrà anche dopo che Eraclio riuscì a riprendere l’Egitto dalle mani dell’Eranshahr
Anche i gioielli ornamentali avevano numerose interconnessioni tra di loro, anche se fu soprattutto la scuola greca a dettare la “moda”, influenza che andò anche nel mondo Ghassanide, i quali utilizzarono il greco quasi come lingua franca, specialmente a partire dal quinto secolo.
Le popolazioni arabe inoltre ebbero la loro parte in questo sincretismo culturale, in particolar modo nei confronti del mondo occidentale, visto che i Lakhmidi, come detto prima, ebbero sempre la loro indipendenza culturale.
Il gusto dell’architettura inoltre ebbe un profondo influsso nella cultura sasanide, specialmente nel periodo dove a regnare vi erano due sovrani del calibro del sasanide Kosroe II e il basileus Maurizio, rapporto che tra l’altro viene descritto nel libro Ketāb al-maḥāsen wa’l-ażdād[9], in tale opera si parla di come i due sovrani si scambiassero doni e di come i sasanidi avessero cominciato ad apprezzare i mosaici bizantini e di come le stoffe persiane e il porpora zoroastriano fosse una delle tinture più amate nei palazzi di Costantinopoli. Per quanto riguarda i fattori sociali, i bizantini, a differenza dei romani di occidente, divennero grandi fautori della caccia e della falconeria, una pratica considerata sacra per i persiani[10], tanto che come i sasanidi, presso le corti dei Romei vi era la figura dei protokynegos, ovvero il Primo Cacciatore, il quale rispondeva al Basileus.
Per concludere, una piccola gemma che rappresenta quanto i rapporti tra i sasanidi e i romani fossero importanti e di come essi non finissero mai, nonostante i vari dazi e i problemi dovuti alle guerre, visto che durante il regno di Diocleziano, egli riconobbe agli Shah persiani i titoli di Basileus, rendendoli a livello sociale e politico praticamente pari ai Domini romani.
Conclusioni
I rapporti tra il mondo romano / bizantino e quello partico / sasanide sono stati contraddistinti da continui conflitti e guerre che durarono quasi per sette secoli, fino alla sconfitta definitiva di Ninive per mano di Eraclio, in questo lunghissimo periodo, le due potenze si conobbero ed ebbero la possibilità di modificare la loro società e la loro cultura. Tutto questo non cambiò con l’avvento delle popolazioni arabe, visto che esse, trovandosi un territorio già stabile (o perlomeno, abbastanza stabile) e delle culture già radicate, aggiunsero anche la loro, rendendo il loro impero, il califfato Rashidun, uno delle pietre miliari della storia del Medio e del Vicino oriente.
E non solo.
Riferimenti bibliografici:
- “Between Empires: Arabs, Romans and Sasanians in Late Antiquity”, Oxford classical monographs
- “Sassanian Armies: the Iranian Empire”, Nicolle David
- “Armeno-Iranica I”, Anahit Perikhanian
Letture consigliate:
- L’ impero persiano. Da Ciro il Grande alla conquista araba: Federico Arborio Mella
- https://jwfs.alzahra.ac.ir/article_2563_8fdde9c2ccb83c67b281df5c0a60d0d5.pdf
- https://iris.unive.it/retrieve/e4239ddb-3e9b-7180-e053-3705fe0a3322/MEHRAGAN%20FESTIVAL.pdf
Note:
[1] Ricordiamoci i fatti della Battaglia di Edessa (260 d.C.), sono tra i meno documentati a livello di fonti, essendoci arrivata unicamente una sola di esse, estremamente di parte, ovvero la Rex Gestae Divi Sapori
[2] Tratto da “Oxford Classical Monographs: Between Empires” È anche vero che tale tipo di monachesimo era già presente da tempo nel mondo semitico arabo
[3] Questa tribù divenne famosa anche per un altro motivo, visto che furono una popolazione che scappò alla tragedia del crollo della Diga del Ma’rib (Yemen) della metà del quinto secolo
[4] I Marzban, che potremo identificare con il titolo di Marchese, erano nobili sasanidi adibiti al controllo dei confini dell’Impero, ovvero la marəza, in particolar modo per loro era estremamente importante difendere le vie commerciali e gli snodi commerciali, basati sui Karum assiri
[5] Potete trovare qui la citazione, presso il mio canale YouTube: https://www.youtube.com/watch?v=eabG1610_ys
[6] Sempre secondo Anahit Perikhanian, il Mādayān ī hazār dādestān evidenzia come alle donne venne data una certa importanza a livello burocratico ad esse, in particolar modo tramite le figure delle ayōkēn, ovvero le donne che potevano ereditare le attività dei genitori che non avevano figli maschi. Questo non deve essere visto come qualcosa di straordinario, visto che anche nei già citati Karum assiri, si parli di famiglie di uomini e donne che gestivano il mondo commerciale (fonte. Storia del Vicino Oriente. M. Liverani)
[7] Visto che hambāyīh in realtà designa un legame ed una partnership familiare, ma secondo Encyclopedia Iranica questo termine veniva utilizzato anche per le faccende burocratiche.
[8] È curioso notare come i sasanidi preferirono utilizzare dei copricapi di origine ellenica rispetto alle mitre di stampo partico, segnale dovuto anche a come i discendenti di Ardashir volessero del tutto togliersi dal retaggio arsacide, che comunque rimase in Armenia fino al 428 d.C.
[9] Libro scritto tra l’altro da un arabo, Ebrahim Mohammad, il quale visse durante il decimo secolo nel nord dell’attuale Iran. Questo mostra come il mondo arabo, nonostante avesse sovvertito e conquistato la potenza persiana, avesse un immenso rispetto e “debito” nei confronti del popolo conquistato.
[10] Consiglio la lettura del seguente libro su questo argomento: “Touraj Daryaee e Soodabeh Malekzadeh: Falcons and Falconry in Pre-Modern Persia”