La talassocrazia italiana: la lezione dell’esperienza genovese e veneziana
Quando si parla di geopolitica, molto spesso si può sentire il termine Talassocrazia, dominio del mare in greco, riferito, per esempio, agli Stati Uniti. Seppure gli interessi che oggi gravitano intorno al controllo del mare siano innumerevoli e fondamentali, non è recente la necessità e il bisogno di averne il totale dominio. Fin dalla tarda età classica, possiamo individuare degli esperimenti più concreti di talassocrazia, per utilizzare il controllo del mare al posto di impegnative e costose occupazioni dirette. Le prime realtà più importanti però, nascono sul nostro territorio nazionale e i futuri domini si baseranno su queste.
Stiamo parlando di Genova e Venezia. Entrambe sono nate come piccolissimi insediamenti, dilaniati da banditismo, pirateria e una posizione geografica che non era assolutamente strategica e rilevante alla loro nascita. Nonostante questo la capacità di adattamento e la necessaria disponibilità al rischio dei suoi abitanti, ha contribuito a far evolvere questi piccoli insediamenti, in dei porti e snodi commerciali fondamentali, dando così inizio ad una millenaria tradizione di marineria che tutt’oggi caratterizza queste importanti città.
Ma come è stato il loro percorso? E perché è importante ricordarlo?
Le umili origini “da porti pescherecci a capitali commerciali”
Venezia, nome dato alla città solo in epoca rinascimentale, nel IX secolo riesce ad avere il suo momento di svolta, con la concessione delle Crisobolle Imperiali, “editti dorati”. Questi editti permettevano ai territori del Ducato delle Venezie, una discreta indipendenza dall’amministrazione imperiale, in quanto Venezia fosse parte dell’esarcato di Ravenna, territorio ancora legato a Costantinopoli. Approfittando della sua acquisita posizione strategica, la città si è evoluta con grande facilità, ponendosi come ponte fra il Sacro Romano Impero e l’Impero d’Oriente. In circa un secolo, i Veneziani passarono dal trattare pesce nei mercati ravennati, a guidare ambascerie per i regni e ducati europei, col tempo arrivando, soprattutto, e sempre più spesso, a coniare moneta per i regni confinanti, monopolizzandone le tratte commerciali.
Genova ebbe uno sviluppo molto simile. Era un semplice insediamento sul mare, da tempo decaduto e in difficoltà a causa di un’eccessiva presenza di pirateria, che venne debellata, e occuparono le importanti roccaforti. Questo le permise, in appena un secolo (IX-X), di controllare la gran parte del litorale Ligure, attirando a sé nuovi cittadini e soprattutto nuovi affari.
Entrambe le realtà si strutturarono subito in maniera diversa rispetto ad altre città marinare loro simili. Svilupparono governi che rispecchiavano la pluralità degli interessi, composti di clan commerciali o gilde di sorta, formando uno dei primi esempi di Repubbliche moderne con sistemi di controllo complessi ed elaborati che portarono a grandi sviluppi ed innovazioni, che tutt’oggi utilizziamo, su svariati campi.
La fortuna delle Crociate e la fine dell’egemonia di Costantinopoli
Con l’avvento della Prima Crociata, le due città videro finalmente la loro opportunità di sostituirsi ad una Costantinopoli sempre più debole che, nonostante la devastante sconfitta di Dhāt al-sawārī, nel 655, in cui perse gran parte della sua marina militare, non aveva ancora perso l’ascendente culturale e l’egemonia politico-economica sul Mediterraneo.
Con grande abilità veneziani e genovesi riuscirono a porsi come principali traghettatori delle armate europee verso i territori di Costantinopoli, da dove sarebbero dovuti partire per la riconquista delle terre del Levante. Questo permise loro non solo di arricchirsi notevolmente, grazie all’affitto delle proprie navi, ma anche di stabilire importanti avamposti lungo tutte le coste del Mediterraneo, con il tacito consenso dell’allora Imperatore Alessio Comneno, dei comandanti crociati e dei regnanti europei.
Ebbero un ulteriore momento di fortuna quando i rapporti fra Imperiali e Crociati si interruppero. In seguito all’assedio di Antiochia, nel 1098, Boemondo d’Altavilla contravvenne agli accordi fatti con l’Imperatore, decidendo di impadronirsi della città e di non restituirgliela, per cui l’Imperatore decise di interrompere i rifornimenti e passaggi sicuri. Genovesi e veneziani si trovarono, quindi, a sostituirsi alla logistica imperiale, garantendo la continuazione della conquista e ponendosi come principali finanziatori di quelli che diventeranno i Regni Crociati, ma soprattutto dei potentissimi ordini monastico-cavallereschi che si andranno a creare, che faranno molto spesso da banca e protettori degli interessi e dei cittadini delle Repubbliche.
Con la Crociata del 1204, e la conseguente eliminazione della Parte Orientale come potenza economica egemone, ebbe inizio il periodo d’oro delle Repubbliche di Genova e Venezia, espandendo i propri interessi e possedimenti dall’estremo oriente cinese fino alle colonie del Nuovo Mondo, dando vita alla prima esperienza di talassocrazia di stampo internazionale e commerciale della storia. La prima formula strutturata e continuativa del controllo dei mari, dopo il tardo Impero romano e la successiva inerzia di Costantinopoli, e di fatto un’altra esperienza italiana.
Il peso del potere, il conflitto e le tragiche conseguenze
Purtroppo però, di potenza egemonica poteva essercene solo una, con questa consapevolezza, il casus belli non tardò ad arrivare. Nel 1255 si contesero il monastero di San Saba, snodo principale delle carovane verso Gerusalemme, iniziando un devastante conflitto che durò per più di duecento anni. Questo coinvolse le realtà europee e di tutto il Mediterraneo. Ne derivarono grandi divisioni orchestrate in gran parte dalle due Repubbliche, che erano talmente potenti da riuscire a cancellare i sogni di unificazione di Imperatori e Signori e di indebolire persino la Santa Sede con giochi di potere interni, fino ad implicare il pretesto della cattività Avignonese. Decreti e bolle contro entrambe le città non servirono a niente. La loro influenza era tale da tenere l’intera penisola in un infinito ciclo di guerre per più di duecento anni. Questo consentì alle nazioni confinanti di dividersi e contendersi la nostra penisola, approfittando delle divisioni e del conseguente indebolimento delle Repubbliche, dando il via alla dominazione straniera che purtroppo sappiamo durare ancora oggi.
La lezione finale
Genova e Venezia dominarono la scena politica ed economica, stabilirono i destini di Regni, Imperi ed Ordini di ogni tipo, ma come tutte le potenze, anche quelle della Serenissima e della Superba, come venivano chiamate Venezia e Genova, finirono tra le divisioni, le miopie territoriali e le velleità astratte in assenza di visioni e relative procedure politiche.
Nonostante le tragiche conseguenze di questa esperienza, l’Italia di quel periodo è stata faro di cultura nelle scienze, nel pensiero, nelle arti e nel genio militare e civile, diventando la realtà più potente e ricca di tutto il Mediterraneo, dando l’impulso ad un progresso del quale hanno giovato tutte le realtà europee o ad essa vicine. La principale lezione che bisogna apprendere però è un’altra. La storia di queste due fervide città ci insegna cosa il nostro popolo può fare quando ha coscienza e obbiettivi comuni. Quando si riesce ad esprimere e affermare una forte identità e un progetto strategicamente valido, si possono superare gli impedimenti e raggiungere obbiettivi ambiziosi. Per questo, da secoli, influenze esterne interferiscono nei nostri interessi e uno degli spazi di eccellenza e di controllo della nostra nazione deve tornare ad essere il mare.
Riferimenti bibliografici:
- Musarra, A., Il Grifo e il Leone. Genova e Venezia in lotta per il Mediterraneo, Bari, Editori Laterza, 2020
- Musarra, A., Medioevo marinaro. Prendere il mare nell’Italia medievale, Bologna, Il Mulino, 2021
- Orlando, E., Le Repubbliche Marinare, Bologna, Il Mulino, 2021
- Ostrogorsky, G., Storia dell’Impero Bizantino. Traduzione italiana di P. Leone, Torino, Einaudi, 2014
Una sintesi semplice ma dettagliata della storia dell’ascesa delle due più grandi repubbliche marinare italiane, che fa capire come l’Italia ha il suo apogeo quando ha l’occhio rivolto verso il Mare Nostrum.
Complimenti allo scrittore e aspetto con ansia il prossimo articolo
Un tema estremamente stimolante trattato con cura e professionalità. Evidenti sono la profonda conoscenza e la puntuale ricerca dell’autore, che danno vita ad una lettura coinvolgente e piacevole. Attenderò con ansia la successiva pubblicazione.