Ivan III il Grande: l’uomo che ha “inventato” la Russia
L’uomo più importante della storia russa è, paradossalmente, un personaggio relativamente poco conosciuto in Occidente. Tutti sono in possesso di una qualche pur vaga nozione su Stalin e Lenin e quasi tutti, anche chi non si occupa di storia, ha sentito almeno una volta i nomi di Pietro il Grande o di Ivan IV il Terribile. Molte meno persone invece sanno chi fu Ivan III il Grande (1440-1505), nonno di Ivan il Terribile e creatore della Russia moderna.
Facciamo un piccolo balzo indietro. Nelle terre russe la prima forma statuale fu la cosiddetta Rus’ di Kiev, Stato nato nell’880 d.C. dalla fusione di un’élite scandinava con le masse slave, e distrutta nel 1240 dai mongoli gengiskhanidi. La conquista asiatica non solo fu demograficamente e materialmente devastante, ma annientò la vecchia statualità kievana (già in crisi per ragioni endogene) e fece iniziare in Russia un oscuro periodo di schiavitù di 250 anni chiamato non a caso Giogo Mongolo, le cui conseguenze furono disastrose per lo sviluppo materiale e psicologico del Paese (argomento approfondito nel precedente articolo).
Durante questa lunga fase di abbrutimento civico ed economico i mongoli furono abili a mantenere divisi e spesso in lotta tra loro i vari Principati russi. Eppure una città, all’inizio insignificante, ebbe la fortuna di produrre una classe dirigente stoica, cinica oltre ogni dire, paziente ed abilissima a cogliere ogni occasione di espansione ed arricchimento. Tale città fu Mosca, che da semplice villaggio in appena duecento anni divenne l’abitato più importante della Russia centrale ed uno dei due Stati della regione in grado di contestare il Giogo Mongolo (l’altro, la Lituania, scelse di guardare ad Ovest).
Come riuscirono i sovrani moscoviti in tale impresa? Chinando la testa di fronte al padrone mongolo quando questi era troppo forte, tradendo i patrioti russi di altre città che cercarono di ribellarsi troppo presto, spergiurando la propria fedeltà agli eredi di Gengis Khan e, in ognuna di queste fasi, ottenendo dal padrone asiatico una gratifica in terre, titoli e ricchezze quale ricompensa al suddito più fedele. Finché, un bel giorno, il Principato di Mosca si trovò in grado di ribellarsi a chi da troppo tempo schiavizzava la Russia. Il Khan dell’Orda d’Oro (la sezione più occidentale del fu impero mongolo) corse ai ripari, ma ormai era tardi: nel 1380 il sovrano moscovita Dmitrij Donskoj (1350-1389) trionfò nella terribile Battaglia di Kulikovo. Non era ancora la fine del Giogo Mongolo, poiché l’Orda in breve riuscì a riportare Mosca allo stato di vassallo, ma a Kulikovo era iniziato un percorso inarrestabile.
La svolta avvenne nel 1462, con l’ascesa al trono di Gran Principe di Mosca di Ivan, III del suo nome. Il nuovo sovrano controllava grossomodo quella che oggi è la parte centrale della Russia europea (vedi mappa). Erede della suddetta dinastia di abili sovrani, Ivan diede l’accelerazione finale alla cosiddetta Raccolta delle terre russe. Il primo grande obbiettivo fu la Repubblica di Novgorod, enorme ma scarsamente popolato Stato a Nord di Mosca. Rimasta a margine della conquista e del Giogo mongoli, Novgorod si era sviluppata come un Principato de iure e Repubblica de facto, che basava la sua prosperità sui commerci e dove il potere sovrano era in mano alla Veçe, l’assemblea popolare. Un altro mondo rispetto alla Moscovia, società militarizzata, temprata dalle guerre di sopravvivenza/espansione e dotata di istituzioni ferocemente piramidali, con un sovrano dai caratteri semidivini dai chiari influssi asiatici ed una sostanziale assenza dello Stato di Diritto. Se Mosca era un mondo certamente più oscuro di quello di Novgorod, bisogna tuttavia riconoscere che solo tale crudele durezza poté liberare la Russia dall’Asia, cosa che la città mercantile del Nord non avrebbe mai potuto sperare di fare.
Approfittando delle divisioni politiche interne a Novgorod nel 1471 Ivan ne invase il territorio e nella Battaglia di Shelon circa 5.000 soldati moscovti fecero scempio di circa 30.000 miliziani novgorodiani. L’annessione definitiva della Repubblica del Nord a Mosca avvenne nel 1478. Siamo di fronte alla prima data epocale del lungo regno di Ivan III. Non solo il signore di Mosca aveva trasformato il suo Principato nell’unico Stato realisticamente rappresentante della nazionalità russa, tanto da iniziare a farsi definire Sovrano di tutta la Russia, ma aveva anche distrutto il sistema politico di Novgorod (che potremmo definire proto costituzionale): da questo momento la Russia sarebbe stata Mosca e l’autocrazia sarebbe stata parte integrante del tessuto istituzionale russo.
Ma il trionfo assoluto doveva ancora arrivare. Giunto a governare tutta la Russia centrosettentrionale, Ivan III decise che era giunto il momento di recidere definitivamente il Giogo Mongolo. Pertanto, nel 1476, il signore del Cremlino rifiutò di pagare il consueto tributo al Kahn dell’Orda d’Oro. Questi reagì cercando di attaccare Mosca. Ma Ivan era pronto. Quella che seguì fu una curiosa campagna militare definita Grande Fronteggiamento sul fiume Ugra. Arrivati al suddetto corso d’acqua l’8 ottobre, i tataro-mongoli videro che sull’altra sponda vi erano schierati i russi di Ivan. Ne seguì un mese in cui le due forze si osservarono in cagnesco ed i pochi tentativi di guado da parte degli asiatici furono tutti rintuzzati dai russi. Finché, l’11 novembre, il sovrano mongolo fu costretto a ritirarsi per la carenza di foraggio e per il timore di attacchi al suo regno da parte di altri nomadi asiatici. Non vi era stata una vera battaglia, ma era come se i nomadi turco-mongoli avessero concluso un ciclo storico iniziato 2.000 anni prima, anni durante i quali la cultura del cavallo aveva rapinato, ucciso e stuprato la civiltà dell’aratro e del mattone. Ora quel ciclo aveva termine, ed il mondo stanziale iniziava una controffensiva che in appena 350 anni avrebbe portato la cultura nomadica pressoché all’estinzione.
Espansione senza precedenti, creazione (o restaurazione, a seconda dei punti di vista) di uno stato nazionale russo e distruzione dell’odiato e nefasto Giogo Mongolo. Ivan III era già degno d’essere definito “il Grande”. Eppure il nostro sovrano non possedeva solo eccelse qualità militari e diplomatiche, ma aveva anche un incredibile senso per la storia e per il peso che essa può avere nella conduzione degli uomini. Pertanto, nel 1472, Ivan convolò a nozze con Sofia Paleologa, nipote dell’ultimo imperatore di Costantinopoli, morto eroicamente durante la caduta della santa città in mano ai turchi ottomani.
Sofia non portò in dote né terre, né ricchezze né tanto meno eserciti. Ma ad Ivan III ciò non interessava. Sofia aveva qualcosa di più prezioso o, se vogliamo, di più mistico: il cognome dell’ultima dinastia bizantina, ovvero dell’Impero Romano d’Oriente. Con tale matrimonio Ivan compì un capolavoro propagandistico: fece di Mosca la nuova “capitale” del cristianesimo ortodosso e le diede una sorta di credibilità quale “Terza Roma”, erede della prima e di Costantinopoli. Abile utilizzatore della simbologia, Ivan III fu il primo sovrano russo a farsi definire Zar, trascrizione russa del latino Caesar, ed aggiunse allo stemma di Mosca (San Giorgio che uccide il drago) l’aquila bicipite bizantina. In pochissimi anni, pertanto, Ivan aveva creato uno Stato nazionale russo e gli aveva fornito un’ideologia ed una spiritualità imperiali.
Ivan III il Grande morì nel 1505, dopo ben 43 anni di regno. I suoi successori, tanto quelli immediati che quelli cronologicamente più distanti e sia quelli monarchici che quelli sovietici e post sovietici, non fecero e non fanno altro che seguire la sua linea di condotta, semplicemente adattandola a mutevoli circostanze ed avversari.
Conquiste formidabili, unificazione della nazione russa, liberazione delle stessa dalla schiavitù asiatica e sua sottomissione ad una brutale autocrazia (anch’essa vagamente asiatica), trapianto in Russia di un’ideologia imperiale romano/bizantina. Tutto questo fu l’opera di un uomo geniale e spietato: Ivan III il Grande, l’uomo che ha “inventato” la Russia.
Riferimenti bibliografici:
- Nicholas V. Riasanovky, Storia della Russia, Tascabili Bompiani, Milano, 2001.
- Francis Conte, Gli Slavi. Le civiltà dell’Europa centrale e orientale, Mondadori, Milano, 2011.
- Richard Nixon, La vera guerra, Editoriale Corno, Milano, 1980.
- Carles Buenacasa Pérez, La Russia degli Zar, Mondadori, Trento, 2021.